La condanna di Erri De Luca e di Beppe Grillo e pochi giorni
dopo la legge bavaglio sono segnali molto allarmanti, prove generali di
dittatura? Siamo già in una dittatura capitalista gestita dalla sinistra o da
un qualcosa che si spaccia per tale?
Pochi giorni fa un rapporto di Reporter senza frontiere
poneva l’Italia al 73 posto per la
libertà d’espressione, vale a dire che nell’ultimo anno ha perso 24 posizioni.
Dopo quanto successo, temo che per l’anno prossimo ne perderà altre.
Ciò che ho trovato inquietante nella vicenda di Erri De Luca
è il silenzio degli altri scrittori. L’unico a prendere posizione è stato
Saviano, il quale ha sottolineato come anch’egli si sia sempre trovato solo.
In questi giorni gira sul web la notizia che Umberto Eco è
per il “Lei” e non vuole che gli si venga dato del “Tu”, osservazioni
essenziali in tempi di grande crisi economica con la politica italiana in pieno
declino.
Possibile che i tantissimi scrittori italiani non si stiano
rendendo conto di quanto sta accadendo?
Non mi riferisco soltanto agli autori politicamente
impegnati, perché in casi di questa gravità, non c’è bisogno di essere
scrittori che si occupano di politica per intervenire, ne è una dimostrazione
Astrid Lindgren che nei mitici anni 60 fece cadere un governo di sinistra nella
Svezia progressista, le bastò un racconto su un giornale e il governo venne giù
come un sasso. Per capirci la signora in questione era l’autrice di Pippi
Calzelunghe, che non è un testo impegnato.
In questi giorni per il programma culturale M5S mi sto
spremendo le cervici per trovare un modo efficace per ridare forza alla cultura
italiana, compresa la letteratura; alla luce di questi fatti mi viene il dubbio
terribile che il problema sia un altro e
cioè la mancanza di vita e come si fa a dare una scossa alla letteratura
italiana?
Vorrei ricordare che il massimo poeta italiano Dante morì
povero e in esilio per non avere taciuto e avere sfidato i poteri forti
dell’epoca.
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